12 marzo 2010

DIARIO DALL' ANGOLA - 13


UN ANNO DI MISSIONE IN ANGOLA

Il giorno 11 febbraio, ricordo delle apparizioni di Maria a Lourdes, stavo viaggiando da Luanda a Luena di macchina (1.200 km – 20 ore di seguito), attraversando quasi tutta l’Angola, esattamente come un anno fa, ma adesso con un’altro spirito: un anno fa stavo andando per la prima volta a conoscere la nuova missione, facendo i primi passi con molta timidezza in questa terra, mentre adesso stavo ringraziando il Signore per tutto quello che mi aveva dato la possibilità di vivere, sapendo molto bene quello che mi aspettava. In questo diario vorrei condividere alcune riflessioni che sono nate in me dirante le mie visite missionarie. 

"PERCHÈ NON COSTRUIAMO I PONTI SOPRA I FIUMI?”
Moxico è uma delle province dell’Angola che di più mostra gli effetti della guerra civile durata quasi 30 anni. Dopo quasi dieci anni dall’assinatura dell’accordo di pace (2002), le conseguenze della lotta fratricida sono ancora ben visibili da tutte le parti: strade impraticabili (la maggior parte sono “picconate” in mezzo alle foreste) o chiuse per paura delle mine (Angola é la terza nazione al mondo più “minata”); ponti distrutti o insicuri, perchè fatti di legno di poca qualità. Dovendo superare queste, e altre, difficoltà, penso sempre a un canto che ho imparato da giovane salesiano: “Perchè non costruiamo i ponti sopra i fiumi?” Il sogno e la lotta per costruire un mondo più solidale e giusto deve esssere di tutti quelli che credono nel comandamento di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”  (Gv 13,34). 

CAMBIAMENTI CHE AIUTANO
In quest’anno ho già visto cambiamenti di interi (e vari) villaggi, da un posto a un altro, per causa di diversi fattori: a volte per decisione delle autorià o in conseguenza di liti familiari (dovute a credenze nella magia); altre volte per causa di fattori naturali o per stare più vicini a strade e ponti... Certo che i cambiamenti portano sempre con sè molto lavoro e molte sofferenze, però vedo in questo anche una specie di provvidenza, perchè questi cambiamenti obbligano a rifare le case (che sono quasi tutte di fango e paglia) che, dopo alcuni anni, diventano pericolose per la salute degli abitanti, a causa della proliferazione di animali e insetti.
Penso anche al cambiamento di missione che è successo nella mia vita e vedo come è stato provvidenziale per dare un nuovo impulso ai miei ideali missionari e far conoscere ad altre persone questa realtà, per rifletterci sopra! 

"UN TEMPO PER CIASCUNA COSA”
L’anno è diviso in due grandi periodi: il tempo delle piogge (da ottobre a marzo) e il tempo secco (da aprile a settembre): “Un tempo per ogni cosa...” (Ecl 3,1) Nel tempo delle piogge la natura è tutta verde e bella, il clima è mite, ma i villaggi si spopolano e le persone vanno a vivere nei campi (per preparare i terreni, piantare, difendere le piantagioni dagli animali e dai furti, e per raccogliere). Nel tempo secco la natura cambia completamente: il terreno diventa sabbioso, alcuni alberi perdono le foglie, ci cono molti incendi (la maggior parte fatti di proposito!) e, la notte, può fare molto freddo; nei villaggi la vita ritorna alla normalità.
Per poter realizzare un lavoro di evangelizzazione più efficace, è più facile incontrare la gente nel tempo secco, però i due modi di vivere producono molta incostanza e molta instabilidade nelle attività e nel progresso delle comunità.  

“ACQUA VIVA”
Quando sono venuto in Angola, pensavo di incontrare una terra molto calda, piena di deserti e di savane, invece ho visto che questo pezzo di Africa è un paradiso pieno di acque, con un clima invidiabile. Le foreste coprono la maggior parte del terreno, mentre le piccole pianure, ricche di fiori, frutti e animali, formano e accompagnano i corsi dei fiumi. Quello che attira la mia attenzione è la quantità di acqua che incontro! Ogni viaggio attraverso fiumi di tutti i tipi: piccoli o grandi, larghi o stretti, rettilinei o con molte insenature... e sempre penso al motivo per il quale sono qui in Angola: dar da bere “acqua viva” (come diceva Gesù alla donna samaritana: Gv 4,10) a tutti quelli che incontro. 

“LASCIATE VENIRE A ME I BAMBINI”
I bambini sempre attirano l’attenzione e la simpatia: sono la realtà più bella e simpatica che si incontra nelle comunità. Piccolini o cresciutelli, ben vistiti o no, puliti o sporchi, che vanno a scuola o no, lavorando o giocando, i bambini sono l’allegria di tutti: li incontri dappertutto, vanno sempre in gruppetti, rispondono con un sorriso ai saluti e chiamano con il nome di: “amico!” Quando visito i villaggi invito ad accogliere bene i bambini nelle chiesette e do il segno di pace a ciascuno, benedicendoli.
Molte volte penso al futuro di questi bambini e rimango triste, vedendo che mancano le strutture per un’educazione umana-cristiana e una preparazione socio-culturale: speriamo che i responsabili mettano i bambini como priorità nelle scelte politiche e economiche, perchè loro sono la speranza di una nuova Angola!  

“CHE LA DONNA SIA UN CIELO DI DOLCEZZA”
La donna ha un ruolo fondamentale nella vita dei villaggi, non perchè sia ben valorizzata, ma perchè lavora senza stancarsi. Le donne, tutti i giorni, vanno al fiume a prender acqua, lavare, dare il bagno ai figli; nel periodo delle piogge, vanno nei campi preparare il terreno, piantare e raccogliere; tutte le mattine preparano la farina, pestando la patata di mandioca; se manca legna per il fuoco, vanno nella foresta a raccoglierla, trasportandola nella testa; molte volte percorrono vari giorni a piedi per andare in città a vendre i prodotti dei campi e comprare quello di cui c’è bisogno per la famiglia; sempre trasportano i figli piccoli nella schiena, anche quando lavorano. In chiesa vengono con un pezzo di stoffa (da mettere sopra i vestiti, come gonna lunga) e accompagnano la liturgia cantando e animando con danze le celebrazioni.
Se tutte Le donne rimanessero ferme, non so cosa succederebbe! La donna è veramente (come dice Padre Zezigno, un cantore brasileiro) “un cielo di ternura, accoglienza, calore” e (aggiungo io) fa molto lavoro! 

“EDUCAZIONE DI QUALITÀ”
Il problema dell’educazione è molto difficile da risolvere, per la mancanza di strutture, ma, soprattutto, di persone preparate e dedicate a questo. Gli edifici scolastici sono precari o ancora abbandonati, come nel periodo della guerra (che non ha risparmiato niente!); quasi tutti i ragazzi devono portare a scuola la sedia per participare più comodamente delle lezioni, senza sedersi per terra; la merenda quasi non si fa (gli alunni devono portare a scuola acqua e legna, per poter preparare qualcosa. Nella zona rurale, l’analfabetismo arriva a 80% della popolazione. Molti bambini non studiano perchè abitano distante dalla scuola o perchè non c’è professore nel villaggio. Anche quelli che frequentano la scuola imparano, se imparano, con difficoltà a leggere e e scrivere!
Quanti ragazzi e giovani, in altre parti del mondo, hanno la possibilità di ricevere “un’educazione di qualità”, ma, molte volte, non sanno valorrizzarla sufficientemente! 

“L’AVETE FATTO A ME!”
Uno degli incontri che di più mi è rimasto impresso nella memoria è stato con una vecchietta, a Cangamba, durante uno dei miei viaggi di evangelizzazione in quella regione (350 km di distanza!). Una mattina ho visto che c’era una vecchietta, molto povera e magra, appoggiata a una colonna della casa della missione e stava parlando con la signora Fatima (sposa del catechista che coordina la comunità). Gli ho chiesto se aveva  mangiato qualcosa. La risposta è stata negativa. Allora sono entrato in casa, ho preparato un bicchiere di latte (con una pagnotta) e l´ho offerto alla vecchietta. La mia sorpresa è stata grande quando, ringraziandomi, mi ha detto: “É il primo bicchiere di latte della mia vita!”
Come sarebbe differente questo mondo se tutti si preoccupassero di aiutare i fratelli più povere e abbandonati, ricordandosi delle parole di Gesù: “Tutte le volte che farete questo a unno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). 

“PECORE SENZA PASTORE”
Durante quest’anno sono riuscito a visitare quase tutte le comunità della nostra grande parrocchia (quasi 70.000 km2) e ho celebrato molte “prime messe”, perchè nessun missionario era arrivato là finora. L’accoglienza e il calore di tutte le comunità sono molto belle, ma è pure triste sapere che ancora, con tanti mezzi moderni e tante macchine, non tutti possono ricevere l’annuncio della Parola e i Sacramenti della Chiesa.
In uma di queste comunità mi hanno scritto uma lettera che, tra Le altre cose diceva così: “La Chiesa Cattolica è la madre di tutti. Quello che ci manca è: non abbiamo la visita dei reverendi che ci possano orientare, da quando abbiamo costruito la nostra chiesetta!”
Ricordando che siamo nell’Anno Sacerdotale, preghiamo um poco di più, affinchè il Signore mandi lavoratori nella sua vigna, come Gesù ha chiesto quando ha visto situazioni simili (Mt 9,36-37) e non manchini pastori per accompagnare le comunità cristiane. 

“UN ALTRO TI SEGUIRÀ”
Quest’anno ho percorso strade ti tutti i tipi: vecchie e moderne, di asfalto o di terra, piene di sabbia o di fango, in mezzo alle foreste o nelle pianure, com molte vetture o totalmente libere... Molte volte ho dovuto fermarmi per risolvere problemi: tronchi sotto il carro, alberi in mezzo alla strada, foglie nel radiatore, difficoltà per attraversare fiumi... Ho anche bucato come mai mi era successo!
In tutti questi viaggi missionari, però, mi sono sempre ricordato della frase di un canto dedicato a Maria, che mi ha dato molto coraggio in mezzo a tante difficoltà: “Se la tua vita ti sembra un inutile camminare, ricordati che stai aprendo strade: un altro ti seguirà!”